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Real estate

Megatrend: l'ascesa del protezionismo 

Veduta aerea dei container

Il protezionismo sembra crescere in tutto il mondo, e le discussioni su nearshoring e reshoring hanno toccato il culmine negli ultimi anni. Tuttavia, il valo re delle importazioni globali ha raggiunto un nuovo picco nel 2022. Cosa dovremmo pensare dello spesso citato incremento del protezionismo? Se i Paesi si chiudono a riccio, cosa significa per i real asset?

Sebbene le importazioni globali abbiano continuato a raggiungere nuovi picchi rispetto alle dimensioni dell'economia globale, a partire dalla crisi finanziaria del 2008 lo scambio di beni è rimasto stagnante. In questo contesto, la retorica dei leader politici ed economici, sia nei Paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, è diventata sempre più protezionistica.

Figura 1: Onshoring e reshoring vengono menzionati sempre di più

Figura 1: Le menzioni di onshoring e reshoring sono in aumento 

Cos’è cambiato?

La pandemia ha messo in luce le vulnerabilità delle catene di fornitura globali. I rivenditori e i produttori, a fronte dell'aumento della domanda di beni alla fine del 2020 e all'inizio del 2021, si sono spesso trovati di fronte ad una scarsità delle scorte, dovute alla chiusura degli impianti di produzione cinesi e ai ritardi nell'attività dei porti marittimi, oltre che alla carenza di camionisti nei Paesi di destinazione. Per ovviare a tutto questo, le società hanno preso sempre più in considerazione alternative alle operazioni logistiche globalizzate esistenti, che si basavano, in gran parte, su prodotti fabbricati in Cina, poi spediti in tutto il mondo per l'utilizzo finale.

Nell'ambito di questa rivalutazione delle catene di fornitura, le società occidentali hanno preso in considerazione la possibilità di trasferire la produzione più in prossimità degli utenti finali, spostando le fabbriche nel vicino Canada, in Messico o nell'Europa periferica (“nearshoring”), o trasferendo la produzione direttamente negli USA e nell'UE (“reshoring”). Questo cambiamento potrebbe avere implicazioni significative per la domanda di logistica dei prossimi anni. Inoltre, gli investitori nel comparto logistico potrebbero trarre vantaggio dalla comprensione dei rischi che una catena di fornitura rivista avrà su località precedentemente molto richieste e dalle opportunità che una rete rinnovata presenterà per i magazzini di alcune località.

Per molti versi, gli sconvolgimenti legati alla pandemia sono stati solo gli ultimi di una serie di colpi inferti alle catene di fornitura globali negli ultimi cinque-dieci anni. Come la pandemia, molti di questi sconvolgimenti delle catene di fornitura sono stati causati da eventi naturali o ambientali. Ad esempio, il terremoto e lo tsunami del 2011 al largo delle coste giapponesi hanno provocato il disastro nucleare di Fukushima, che paralizzò per mesi le catene di approvvigionamento automobilistico a causa della chiusura obbligata degli stabilimenti. Anche la geopolitica è stata fonte di crepe nelle catene di fornitura globali, ed eventi come la Primavera araba del 2011, la disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina nel 2018-2020 e, più di recente, la guerra in Ucraina hanno alterato i modelli commerciali globali.

Di conseguenza, le società sono diventate più caute nel creare catene di fornitura integrate a livello globale. Il commercio globale (esportazioni più importazioni) in percentuale sul PIL mondiale si è ampiamente arrestato a seguito della crisi finanziaria globale, dopo oltre 30 anni di crescente globalizzazione (Figura 2).

Figura 2: Commercio globale e quota del prodotto interno lordo (PIL)

Figura 2: Commercio globale e quota del prodotto interno lordo (PIL) 

Cosa ci riserva il futuro?

Sebbene i dati fino a questo momento suggeriscano che il commercio internazionale rimane una parte importante delle catene di fornitura, ci sono sempre più segnali che queste tendenze possano rappresentare un catalizzatore per la deglobalizzazione, spostando la produzione verso località nazionali e regionali. A partire dalla crisi finanziaria globale il reshoring è diventato popolare tra i politici per le potenziali opportunità di creazione di posti di lavoro. Negli ultimi 15 anni, i governi di tutto il mondo hanno adottato una serie di misure, come crediti d'imposta, sussidi, definizione dei prezzi della CO2 e regolamenti per incentivare gli sforzi a livello di reshoring e gli investimenti diretti esteri nella produzione manifatturiera nazionale.

Negli USA, l'interesse per il reshoring della produzione è aumentato a seguito del CHIPS and Science Act e dell'Inflation Reduction Act. Nell'UE, il NextGenerationEU, da 2ooo miliardi di EUR, e una serie di sussidi per batterie per auto, tecnologia verde e produzione di semiconduttori vanno nella stessa direzione.

In Asia, il Giappone ha introdotto una Legge per la promozione della sicurezza economica, al fine di rendere il Paese meno dipendente dalla Cina, mentre quest’ultima sta lavorando a piani di decoupling economico, e registra un notevole successo nell'accelerare le proprie capacità di progettazione e produzione di chip.

A differenza del passato, quando gli annunci per posti di lavoro connessi al reshoring erano altalenanti, la più recente ondata di annunci è stata seguita da un altrettanto impressionante aumento della spesa per la costruzione di impianti e strutture manifatturiere, che, dalla metà del 2022, è più che raddoppiata nei soli USA.

Implicazioni e opportunità per i real asset

Tabella: Impatto del protezionismo in diversi settori 

Settore immobiliare

La riorganizzazione delle catene di fornitura globali non ridurrà la domanda di spazi logistici, bensì sposterà i modelli commerciali, a fronte di una maggiore enfasi sulle reti regionali e interne.

I mercati costieri dell'Europa settentrionale e della Costa occidentale degli USA si trovano ad affrontare sfide particolarmente difficili, a causa dello stretto legame tra domanda di spazi di deposito e volumi portuali trainati dalla Cina. Secondo un recente rapporto di CBRE, gli andamenti dell'assorbimento netto sul mercato di Los Angeles sono stati storicamente correlati al volume delle importazioni nei porti di Los Angeles e Long Beach, mentre la flessione dell'assorbimento tra la fine del 2022 e il 2023 è in parte il frutto del calo dei volumi portuali nel periodo in esame.

I mercati portuali potrebbero non godere degli elementi favorevoli che hanno favorito la domanda nei primi anni 2000, quando la Cina assunse un ruolo predominante quale principale fonte delle importazioni per le economie sviluppate. Gran parte degli spazi esistenti a Rotterdam, Anversa, Nagoya, Melbourne o nella California meridionale hanno sfruttato la domanda di deposito associata alla crescente globalizzazione delle catene di fornitura. Man mano che il mondo si allontana da questo modello, si ridurranno le pressioni sui rivenditori e i produttori per espandere la loro presenza nei porti.

Al contrario, i nodi regionali all'interno dei Paesi e dei loro immediati vicini “amici” potrebbero guadagnare terreno. Agli investitori conviene analizzare il flusso di merci tra i nuovi siti produttivi in espansione in Europa, nell'area sviluppata dell’Asia-Pacifico e negli USA con le strutture e i consumatori nazionali esistenti.

Capitale naturale

Su molti mercati delle colture agricole e del legname, le regioni produttrici competitive a livello globale, che presentano dei vantaggi in termini di scala e di produttività, sono emerse come grandi centri di produzione in grado di servire i consumatori di tutto il mondo. Secondo i dati della FAO, nel 2022 il valore delle esportazioni agricole mondiali era circa tre volte superiore (in termini nominali) rispetto al 2005, mentre la quota dell'agricoltura sul valore totale del commercio è aumentata dal 6% del 2005 a quasi l'8% del 2022. Man mano che i Paesi rivedono le catene di fornitura e cercano fonti alternative di colture o prodotti forestali, direttamente o attraverso la politica, i flussi commerciali potrebbero spostarsi, il che potrebbe probabilmente esercitare una pressione al rialzo sui prezzi dei mercati locali e globali.

I passati periodi caratterizzati da conflitti commerciali e da politiche restrittive mostrano tutto il loro impatto sui produttori agricoli e sui flussi commerciali.

Molti produttori agricoli statunitensi hanno avuto difficoltà a trovare mercati sostitutivi per cereali e semi oleosi, quando la Cina ha cominciato ad acquistare da altri Paesi. 

Oltre agli impatti sui mercati, l'aumento dei prezzi dei raccolti potrebbe avere un impatto negativo, seppur non intenzionale, sulla sicurezza alimentare. Infatti, quando la produzione si sposta verso fornitori a costi più elevati o a più bassa produttività, ci aspetteremmo che l'offerta globale diminuisse nel breve termine. Secondo il FMI, un calo dell'1% dei raccolti globali fa salire i prezzi delle materie prime alimentari dell'8,5%. Le impennate dei prezzi derivanti dallo spostamento della produzione potrebbero rappresentare un grave rischio per la sicurezza alimentare delle popolazioni vulnerabili di tutto il mondo.

Poiché l'allineamento geopolitico si è consolidato dopo il conflitto commerciale tra USA e Cina nel 2018-20, nell'attuale contesto un simile conflitto ha il potenziale di accelerare la frammentazione delle catene di fornitura di beni globali in blocchi allineati agli USA e alla Cina.

Considerati gli attuali allineamenti, gli impatti sui mercati del legname dipenderebbero dalla rispettiva ubicazione e dai mercati che servono. In questo caso, ci aspetteremmo che:

Dal punto di vista dei gestori degli investimenti, questi tipi di politiche ribadiscono i principi fondamentali degli investimenti, ossia quelli correlati alla diversificazione. Nuveen Natural Capital ritiene che un portafoglio di investimenti globale aiuti a mitigare i potenziali impatti negativi dei dazi doganali e dei cambiamenti nei flussi commerciali globali. I portafogli di terreni agricoli e boschivi, con investimenti in vari Paesi, tendono a essere più isolati dagli impatti negativi delle politiche commerciali più protezionistiche.

Infrastrutture

A livello globale, rileviamo che, in futuro, la domanda di produzione locale di materiali critici per le catene di fornitura non farà altro che crescere per gli asset infrastrutturali. La guerra in Ucraina e il dominio della Cina quale fornitore di turbine solari ed eoliche hanno generato una rinnovata attenzione verso l'indipendenza energetica e l’onshoring delle catene di fornitura per l’energia pulita. Il disaccoppiamento delle catene di fornitura globali e una maggiore attenzione nei confronti della sicurezza energetica e della decarbonizzazione determineranno un insieme di opportunità, che assumeranno forme diverse a seconda delle regioni.

L'approccio dell’Europa alla transizione energetica mira alla coesistenza di soluzioni provenienti dall'esterno dell'UE e di tecnologie sviluppate e prodotte internamente. La Solar Power Europe Association e lo European Manufacturing Council hanno raccomandato alla Commissione europea di agire per facilitare l'incorporazione di catene di fornitura locali nelle tecnologie chiave nell’ambito delle energie rinnovabili, in particolare nella catena di valore del settore solare fotovoltaico. Queste iniziative sostengono l'adozione del Net Zero Industry Act e l'incorporazione di rigorosi criteri di sostenibilità e resilienza nelle aste pubbliche. L'energia solare installata annualmente in Europa ha raggiunto volumi che hanno consentito il consolidamento di un mercato interno europeo, con molteplici applicazioni e nuove nicchie.

L'UE sta inoltre adottando misure per rafforzare il controllo sugli investimenti esteri nei settori strategici. Il settore energetico, considerato strategico, dovrebbe essere in grado di creare un'industria basata sull'attuale competitività tecnologica, anche a fronte di un supporto istituzionale. La strategia mira a promuovere la crescita economica e migliora la sostenibilità complessiva del settore energetico. Ciò implica l'integrazione di componenti, materiali e conoscenze provenienti da fornitori e produttori europei. Tale impulso alle catene di fornitura interne costituirà la base per consolidare la leadership tecnologica europea, rafforzare le economie regionali, creare posti di lavoro e ridurre l'impronta di carbonio associata al trasporto di materiali su lunghe distanze.

Nel 2022, gli USA hanno approvato sia il CHIPS che l'Inflation Reduction Act (IRA), che prevedono complessivamente quasi $900 miliardi di finanziamenti federali. I due provvedimenti mirano a rafforzare la produzione nazionale di componenti per energia pulita e semiconduttori, destinati a crescere grazie alla futura domanda di infrastrutture digitali ed energetiche degli USA. Si prevede che la capacità di produzione di energia elettrica, grazie soprattutto alle aggiunte di energia eolica e solare, aumenterà di quasi il 50% nei prossimi 10 anni, rispetto al decennio precedente, in cui si è registrato solamente un incremento del 16%.2 3 A sua volta, si ipotizza che la domanda di energia elettrica sarà trainata dall'elettrificazione dei trasporti, dalla produzione di semiconduttori e, soprattutto, dai data center per cloud e IA, che, secondo le previsioni, rappresenteranno il 40% del tasso di crescita della domanda di elettricità fino al 2030.4

Per via dell'IRA, la stragrande maggioranza degli investimenti commissionati per le fabbriche sono stati destinati alle batterie.5 Ciò è in linea con la domanda prevista: da qui a fine decennio, le installazioni per lo stoccaggio previste richiederanno investimenti annuali di $8 miliardi negli USA e di $35 miliardi a livello globale.6 Ciò evidenzia la necessità di batterie per far fronte all'intermittenza e facilitare l'adozione delle energie rinnovabili.

In Asia, l'India si è impegnata a triplicare la capacità di energie rinnovabili fino a 500 GW entro il 2030, di cui più della metà, secondo le previsioni, giungerà dall'energia solare. In linea con la visione del Primo Ministro Narendra Modi di un'“India autosufficiente" e motivato dall'impennata della domanda di pannelli solari e dalle preoccupazioni per la concentrazione della catena di fornitura in Cina, il governo ha adottato misure per sostenere la produzione solare nazionale.

L'attenzione dell'India nei confronti della produzione di energia solare è iniziata seriamente dopo la pandemia di Covid-19, quando le interruzioni del commercio globale fecero emergere i rischi delle catene di fornitura concentrate, in un momento in cui affiorarono le preoccupazioni per la sicurezza energetica. L'Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) prevede che, entro il 2026, l'India potrebbe diventare il secondo produttore mondiale di fotovoltaico, con una capacità produttiva tale da renderla autosufficiente e in grado di puntare al mercato delle esportazioni.

Il quadro generale

Il protezionismo ha implicazioni di ampia portata per la struttura e la direzione dell'economia globale, oltre che un impatto diretto sugli investimenti. L'incremento del commercio globale ha contribuito a ridurre l'inflazione dei prezzi dei beni, aumentato la proliferazione dell'innovazione e delle idee e facilitato una più efficiente divisione della manodopera. Il venir meno di questi accordi, costituitisi nel corso di decenni, potrebbe rendere più costosi molti prodotti di consumo e rallentare la crescita del PIL e l'innovazione tecnica a livello globale.

I principali autori di questo documento sono Ibrahiim Bayaan (Director, U.S. Real Estate Research) e Stefan Wundrak (Head of European Real Estate Research), con contributi di Nuveen Natural Capital e Nuveen Infrastructure.

Per ulteriori letture su questo argomento, consultate i nostri white paper “L’impatto del nearshoring sul mercato industriale” all’indirizzo://www.nuveen.com/global/insights/

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